Ott 10, 2010 - Politica nazionale    No Comments

Un’inquietante escalation di regime mediatico

In questi giorni si sta delineando con maggiore evidenza un’escalation di quello che oso denominare “regime mediatico” con cui il nostro Presidente del Consiglio intende impadronirsi sempre più del nostro Paese.

Nel corso degli anni ci siamo già abituati alle periodiche epurazioni (o tentate epurazioni) di giornalisti televisivi ritenuti “scomodi” dal manovratore. Il caso più eclatante è stato Enzo Biagi, uno dei più grandi giornalisti italiani, che si era vista cancellata dalla fascia oraria di massimo ascolto una trasmissione televisiva di grande successo in cui aveva osato lasciare spazio ad opinioni non gradite al padrone. Si è voluto colpire il più grande per dare un esempio agli altri ed intimidirli. Altro caso è Michele Santoro, che solo dopo una sentenza della magistratura ha dovuto essere reintegrato nel suo posto di lavoro in RAI a condurre le sue trasmissioni televisive, ancora oggi continuamente osteggiate e oggetto di cause giudiziarie per iniziativa del nostro capo del Governo. Sulle reti Mediaset, c’è stato il caso di Enrico Mentana, primo direttore del TG5 e conduttore di “Matrix” che non si è lasciato addomesticare dal padrone delle reti e si è visto costretto a lasciare (oggi direttore del TG LA7 molto libero e apprezzato).

E che dire dell’allontanamento del bravo Gianni Riotta dal TG1, il telegiornale più seguito dagli spettatori, per lasciare spazio all’asservito Augusto Minzolini? Senz’altro è la manovra di Governo di maggior successo, che assicura a Berlusconi uno strumento di controllo dell’informazione e di propaganda molto capillare, considerando che in Italia circa il 70% dei cittadini è informato degli avvenimenti solo attraverso la televisione.  Sulla carta stampata occorre ricordare Ferruccio De Bortoli, a suo tempo allontanato dalla direzione del Corriere della sera per alcuni articoli di fondo troppo critici col Governo. L’elenco potrebbe continuare con Daniele Luttazzi, Sabina Guzzanti, Paolo Rossi e altri ancora.

Ma non contento di questi risultati, chi ci comanda ha voluto dare un giro di vite alla libertà di informazione e di ulteriore intimidazione verso tutti quanto osano dissentire. La nuova macchina da guerra è l’infangamento mediatico di chi osa criticare il Governo. Questo moderno “manganello mediatico” consiste nello sbattere insistentemente in prima pagina sui giornali di famiglia e simpatizzanti i presunti scheletri nell’armadio dei personaggi che hanno osato dissentire dal padrone. Le ultime vittime note sono Emma Marcegaglia  e Gianfranco Fini, tirati in ballo per le indagini in cui è coinvolto il fratello del presidente di Confindustria e per presunte irregolarità nei passaggi di proprietà di un minialloggio a Montecarlo affittato al cognato del Presidente della Camera. Tra i casi precedenti è doveroso citare l’ex-direttore di Avvenire Dino Boffo, (da cui è stato coniato il “metodo Boffo” per indicare questo tipo di trattamento), costretto alle dimissioni per presunte accuse di molestie alla moglie di un uomo con cui intratteneva una relazione omosessuale, rivelatesi in seguito infondate.

Dunque i mass-media, di cui il nostro Presidente del Consiglio dispone direttamente (reti Mediaset, “Il giornale”, “Panorama” e altre testate) o indirettamente attraverso la politica (reti RAI), con una concentrazione di potere unica al mondo per mancanza di una seria normativa sul conflitto d’interessi, oltre ad essere utilizzate per propaganda di Governo e “arma di distrazione di massa” (si parla di tutto per tacere sui problemi dell’Italia o sulle numerose vicende giudiziarie del Premier) sono diventati il manganello del nuovo regime mediatico.

Tutto questo può avvenire per la mancanza di una alternativa di Governo ritenuta credibile dalla maggioranza degli italiani per la debolezza e le divisioni che attraversano le forze politiche all’opposizione. Per fermare questa pericolosa deriva è urgente superare le divisioni dei personalismi e delle distinzioni senza compromessi, per lavorare su un’intesa comune che unisca diverse forze che trovino un ampio consenso tra i cittadini che non ne possono più di questo andazzo.

Se questa escalation di regime proseguirà, questo blog dovrà chiudere o sarà citato in giudizio. Per questo vi chiedo in anticipo la vostra solidarietà. Grazie.

Set 11, 2010 - Politica nazionale    No Comments

Tifoserie confuse dai mass-media

Vorrei partire da due avvenimenti della settimana trascorsa. Il primo è la contestazione a Raffaele Bonanni, Segretario generale della CISL, avvenuto a Torino in occasione della Festa Democratica da parte di un gruppo di facinorosi dei centri sociali. Indubbiamente la contestazione fa parte della democrazia, è una forma di manifestazione del dissenso verso le posizioni assunte da una persona e dall’organizzazione che rappresenta. In questo caso si voleva dimostrare che non si è d’accordo sulla linea di trattativa perseguita dalla CISL nei confronti della FIAT, in particolare sull’accordo raggiunto per lo stabilimento di Pomigliano d’Arco, ritenuto troppo penalizzante per i lavoratori. Ma quando la contestazione arriva ad impedire ad una persona di esprimere il proprio parere con utilizzo di mezzi violenti, allora diventa intolleranza con spirito di sopraffazione.

Il secondo avvenimento è il paventato rogo di libri del Corano che negli Stati Uniti intende organizzare un pastore evangelista nell’anniversario della strage delle Torri gemelle di New York. Qui si intende organizzare un atto provocatorio e sacrilego verso la religione islamica, che viene giudicata diretta responsabile del sanguinoso attentato dell’11 settembre 2001. Ma così si confonde l’intero mondo islamico con la sua scheggia più impazzita e fondamentalista dedita al terrorismo. L’islam fondamentalista e intollerante è solo una parte del mondo islamico, formato in gran parte da fedeli portatori di valori comuni con la religione cristiana. Senza contare che tra le circa 3000 vittime dell’11 settembre ci sono molte persone di religione musulmana. Non bisogna nascondere le difficoltà del dialogo tra religione cristiana e musulmana, ma non si possono ridurre tutti i musulmani a talebani esaltati pronti a farsi esplodere per Allah.

Mi sembra che questi avvenimenti, uno sullo scenario italiano e l’altro sullo scenario internazionale, siano emblematici di un crescente clima di intolleranza verso chi la pensa diversamente da noi. Sono la spia di una sempre più bassa propensione all’ascolto, alla riflessione, al dialogo rispettoso delle opinioni altrui. Mi sembra sempre più di vivere nella curva di uno stadio, dove si trovano gli “ultras”, i tifosi più appassionati e, a volte, disposti a manifestare con atti violenti l’attaccamento alla propria squadra. Ma se ci sono sempre più tifosi, indisponibili a distinguere e ragionare sulle cose, una parte delle colpe è da imputare al mondo dei mass-media, televisione in primis, che propone sempre di più un’informazione superficiale e spettacolarizzata, senza approfondimenti ma solo di dichiarazioni urlate e spesso prive di fondamento. Un mondo sempre più globalizzato, con sempre più possibilità di comunicare ed informarsi, ma anche una sottocultura che produce tifoserie contrapposte, urlanti e a volte violente.

Ma nel panorama dell’informazione televisiva che diffonde ignoranza e confusione nella gente (e tra questi c’è anche il TG1 di Minzolini!) c’è una novità positiva che è il nuovo TG LA7 condotto da Enrico Mentana, che cerca di presentare i fatti senza nascondimenti e con interessanti approfondimenti. Benvenuto e buona fortuna!

Ago 21, 2010 - Politica nazionale    No Comments

Breve riflessione su politica-spettacolo e politici di bassa statura

Alcuni giorni fa ricorreva l’anniversario della morte di Alcide De Gasperi (1881-1954), che fu il primo Presidente del Consiglio della Repubblica Italiana e guidò la ricostruzione del nostro Paese negli anni del secondo dopoguerra (1945-1953). Riconosciuto da tutti come grande uomo politico, forse il più grande che la nostra nazione abbia finora avuto, in un’occasione dichiarò che “la politica non deve mai abbassarsi a fare spettacolo e teatro, ma deve essere politica organica e ricostruttiva”.

Son trascorsi più di 60 anni da questa dichiarazione, ma senz’altro ancora oggi le parole di De Gasperi risuonano come di grande attualità.
Dopo un’estate caratterizzata da battibecchi tra i leaders politici della maggioranza che ci governa, che hanno portato alla divisione tra berlusconiani e finiani nel PDL con minacciata caduta del Governo e nuove elezioni in autunno, la guerra mediatica indetta da Berlusconi contro Fini, gli insulti lanciati via televisione da Bossi che ha dato dello “stronzo” a Casini… siamo invitati a riflettere.

Senz’altro la politica italiana si sta abbassando sempre di più a politica di immagine e spettacolo, fatta di slogan urlati, di battute e risposte banali come in una gara a chi la spara più grossa per attirare maggiore attenzione, di dichiarazioni superficiali senza contraddittorio che sembrano spot pubblicitari per vendersi meglio. E la statura media dei politici è sempre più bassa, non soltanto in senso fisico, ma morale. A cominciare dal Presidente del Consiglio preoccupato solo a salvaguardare i propri interessi personali e all’andamento dei sondaggi elettorali. Chi ci comanda e amministra i nostri soldi dovrebbero essere le persone migliori e di più specchiata onestà della nostra società. E invece ho l’impressione che non sia così, visto che chi ci governa non si sta dimostrando all’altezza di affrontare i problemi più urgenti del nostro Paese, legati alla crisi economica con le sue implicazioni sulla crescente mancanza di lavoro, e visto che il nostro Premier e diversi Ministri sono indagati per diversi reati.

E’ vero che esiste una posizione dominante di un soggetto nel mercato dei mass-media che, per usare un eufemismo, “inebetiscono” il cittadino medio che si informa solo dalla televisione. E’ vero che c’è una legge elettorale definita una “porcata” che delega ai partiti la scelta dei nostri parlamentari tra i più fedeli alle idee del capo. Ma deve esserci anche qualcosa di storto e inquietante nella nostra società che esalta e premia i più furbi senza scrupoli ed emargina i più capaci ed onesti. La politica non è una cosa sporca, semmai sono sporchi certi politici che si sono lasciati tentare ad esercitare una cattiva politica.

Dic 29, 2009 - Politica nazionale    No Comments

Una pericolosa ondata razzista e xenofoba

Ho notato che, soprattutto negli ultimi tempi, nel nostro Paese sta crescendo una pericolosa ondata razzista e xenofoba alimentata dalle forze politiche al Governo, in particolare dalla Lega Nord.
Questo partito, che definirei ‘tribale’ perché si propone di difendere gli interessi di quella parte di italiani definiti ‘padani’, si sta impegnando ad amplificare ed alimentare certi timori e diffidenze dei cittadini verso i ‘diversi’, per colore della pelle o Paese di origine, che vivono accanto a noi.
Le tesi principali propugnate sono che gli immigrati stranieri sono per lo più dei criminali, rubano il lavoro agli italiani e minacciano l’identità cristiana del nostro Paese.

L’equazione straniero = criminale si è fatta strada con l’enfasi data dai mass-media verso tutti gli episodi di micro-criminalità che vedono come protagonisti i non italiani. Si tratta di fenomeni evidenti soprattutto nelle grandi città, dove la criminalità organizzata si serve spesso di immigrati per lo spaccio di sostanze stupefacenti. Ma il contrasto alla micro-criminalità si deve basare sull’efficacia dell’azione delle forze dell’ordine e sull’integrazione degli stranieri nel tessuto sociale. Invece, assistiamo ad un drastico taglio ai fondi destinati alle forze dell’ordine che vengono a mancare dei mezzi necessari, per lasciare il campo a ‘ronde’ di volontari che finora hanno dato un pessimo esempio scontrandosi fra di loro in quanto di parte politica diversa.

Si preferisce seminare paure tra la gente e in nome della sicurezza approvare leggi che introducono il reato di immigrazione clandestina e che permettono il respingimento alle frontiere di chi viene sorpreso in mare nel tentativo si sbarcare sulle nostre coste. Cioè si commette un reato senza compiere azioni delittuose, ma per il semplice fatto di essere in territorio italiano senza avere i documenti in regola. Il respingimento alle frontiere degli stranieri che tentano di sbarcare sulle nostre coste è stato sbandierato come un provvedimento essenziale e accolto con un grande plauso da gran parte dei cittadini. Occorre però considerare almeno due questioni. Innanzitutto lo sbarco di immigrati clandestini sulle nostre coste rappresenta solo una piccola parte dell’immigrazione clandestina in Italia. La maggior parte entra regolarmente in Italia con visto turistico o di studio e alla sua scadenza non rientra nel Paese di provenienza divenendo irregolare. La seconda è che la maggior parte di chi cerca di sbarcare in Italia proviene da Paesi in guerra o dove sussistono conflitti armati, per cui hanno diritto di asilo politico in base alle convenzioni internazionali. Se il respingimento viene effettuato in Libia, da dove si imbarcano la maggior parte dei mezzi diretti verso l’Italia, queste persone non hanno l’opportunità di far valere i loro diritti, ma sono trattenute in prigioni dove vengono sottoposte per lungo tempo a trattamenti disumani, spesso rivendute agli stessi trafficanti che dietro lauto compenso si ripropongono di tentare di riaccompagnarli sulle coste italiane. Si tratta di fatti poco conosciuti ma documentati: in televisione sono stati presentati in un’inchiesta di ‘Presa diretta’ di Riccardo Iacona, in un film documentario “Come un uomo sulla terra” che sta girando attraverso circuiti informali (proiettato anche qui ad Alba al cinema Moretta) e sul sito internet fortresseurope.blogspot.com curato dal giornalista Gabriele Del Grande.

Sull’accusa che gli stranieri rubano il lavoro agli italiani è già stata ampiamente dimostrata l’infondatezza, in quanto nel mercato del lavoro tendono ad occupare le mansioni meno qualificate che i lavoratori italiani tendono a rifiutare, come ad esempio lavori pesanti nell’edilizia o lavori di assistenza domestica od assistenza ad anziani. 

E le radici cristiane, tanto declamate e difese, vengono umiliate e ridicolizzate. Lo specifico cristiano non consiste nell’innalzare steccati ma nel costruire ponti, nell’accoglienza dello straniero nel segno della fratellanza universale. L’arroccamento in difesa di una cultura è segno di identità debole e statica, che non accetta il confronto aperto e il dialogo che da sempre arricchiscono il pensiero umano.

Altro discorso è tenere ben saldi i principi di convivenza civile contenuti nella nostra Costituzione: diritti civili, politici, economici e sociali. Ma entro tali limiti ognuno ha diritto di professare la propria religione e le proprie idee, purchè non limitino la libertà di ogni cittadino.

Ho notato che, soprattutto negli ultimi tempi, nel nostro Paese sta crescendo una pericolosa ondata razzista e xenofoba alimentata dalle forze politiche al Governo, in particolare dalla Lega Nord.

Questo partito, che definirei ‘tribale’ perché si propone di difendere gli interessi di quella parte di italiani definiti ‘padani’, si sta impegnando ad amplificare ed alimentare certi timori e diffidenze dei cittadini verso i ‘diversi’, per colore della pelle o Paese di origine, che vivono accanto a noi.

Le tesi principali propugnate sono che gli immigrati stranieri sono per lo più dei criminali, rubano il lavoro agli italiani e minacciano l’identità cristiana del nostro Paese.

L’equazione straniero = criminale si è fatta strada con l’enfasi data dai mass-media verso tutti gli episodi di micro-criminalità che vedono come protagonisti i non italiani. Si tratta di fenomeni evidenti soprattutto nelle grandi città, dove la criminalità organizzata si serve spesso di immigrati per lo spaccio di sostanze stupefacenti. Ma il contrasto alla micro-criminalità si deve basare sull’efficacia dell’azione delle forze dell’ordine e sull’integrazione degli stranieri nel tessuto sociale. Invece, assistiamo ad un drastico taglio ai fondi destinati alle forze dell’ordine che vengono a mancare dei mezzi necessari, per lasciare il campo a ‘ronde’ di volontari che finora hanno dato un pessimo esempio scontrandosi fra di loro in quanto di parte politica diversa.

Si preferisce seminare paure tra la gente e in nome della sicurezza approvare leggi che introducono il reato di immigrazione clandestina e che permettono il respingimento alle frontiere di chi viene sorpreso in mare nel tentativo si sbarcare sulle nostre coste. Cioè si commette un reato senza compiere azioni delittuose, ma per il semplice fatto di essere in territorio italiano senza avere i documenti in regola. Il respingimento alle frontiere degli stranieri che tentano di sbarcare sulle nostre coste è stato sbandierato come un provvedimento essenziale e accolto con un grande plauso da gran parte dei cittadini. Occorre però considerare almeno due questioni. Innanzitutto lo sbarco di immigrati clandestini sulle nostre coste rappresenta solo una piccola parte dell’immigrazione clandestina in Italia. La maggior parte entra regolarmente in Italia con visto turistico o di studio e alla sua scadenza non rientra nel Paese di provenienza divenendo irregolare. La seconda è che la maggior parte di chi cerca di sbarcare in Italia proviene da Paesi in guerra o dove sussistono conflitti armati, per cui hanno diritto di asilo politico in base alle convenzioni internazionali. Se il respingimento viene effettuato in Libia, da dove si imbarcano la maggior parte dei mezzi diretti verso l’Italia, queste persone non hanno l’opportunità di far valere i loro diritti, ma sono trattenute in prigioni dove vengono sottoposte per lungo tempo a trattamenti disumani, spesso rivendute agli stessi trafficanti che dietro lauto compenso si ripropongono di tentare di riaccompagnarli sulle coste italiane. Si tratta di fatti poco conosciuti ma documentati: in televisione sono stati presentati in un’inchiesta di ‘Presa diretta’ di Riccardo Iacona, in un film documentario “Come un uomo sulla terra” che sta girando attraverso circuiti informali (proiettato anche qui ad Alba al cinema Moretta) e sul sito internet fortresseurope.blogspot.com curato dal giornalista Gabriele Del Grande.

Sull’accusa che gli stranieri rubano il lavoro agli italiani è già stata ampiamente dimostrata l’infondatezza, in quanto nel mercato del lavoro tendono ad occupare le mansioni meno qualificate che i lavoratori italiani tendono a rifiutare, come ad esempio lavori pesanti nell’edilizia o lavori di assistenza domestica od assistenza ad anziani.

E le radici cristiane, tanto declamate e difese, vengono umiliate e ridicolizzate. Lo specifico cristiano non consiste nell’innalzare steccati ma nel costruire ponti, nell’accoglienza dello straniero nel segno della fratellanza universale. L’arroccamento in difesa di una cultura è segno di identità debole e statica, che non accetta il confronto aperto e il dialogo che da sempre arricchiscono il pensiero umano.

Altro discorso è tenere ben saldi i principi di convivenza civile contenuti nella nostra Costituzione: diritti civili, politici, economici e sociali. Ma entro tali limiti ognuno ha diritto di professare la propria religione e le proprie idee, purchè non limitino la libertà di ogni cittadino.

Lug 1, 2009 - Politica albese    No Comments

Gli albesi hanno colto una grande occasione

Maurizio Marello è il nuovo Sindaco di Alba. Ed è stata una vittoria netta: 9827 voti contro 7141 del suo avversario. Un’affermazione che è andata ben oltre le più rosee aspettative. E’ il risultato della scelta di un eccellente candidato, che ha saputo conquistare la fiducia e la simpatia di gran parte dei cittadini che ha incontrato in questi mesi, e di una campagna elettorale che si è basata sulle buone idee che sono state proposte in ogni occasione e che si sono rivelate convincenti. Senza mai denigrare gli avversari politici, come hanno fatto altri, e come purtroppo sta facendo la propaganda politica a livello nazionale negli opposti schieramenti.

Un risultato che indubbiamente è un successo personale di Maurizio Marello, che è riuscito ad ottenere un consenso di molto maggiore a quello delle liste che lo hanno sostenuto (1702 voti in più al primo turno). Gli albesi hanno saputo cogliere una grande occasione, come ho avuto modo di sottolineare prima delle elezioni, e non hanno rieletto alcun membro della precedente Giunta (ad eccezione di Castellengo), dimostrando la volontà di un radicale cambiamento dell’amministrazione cittadina.

E’ un evento storico per la nostra città, la chiusura di un ciclo amministrativo del centro-destra con Rossetto per un nuovo ciclo del centro-sinistra con Marello. Un ricambio che è salutare nel segno di una vera democrazia dell’alternanza, e che racchiude grandi aspettative da parte dei cittadini verso il nuovo Sindaco, chiamato ora a concretizzare il suo programma di governo.

 

Una piccola nota sul premio di maggioranza che la Commissione elettorale ha assegnato al neo-eletto Sindaco e contro il quale alcuni avversari politici hanno fatto ricorso al TAR.

Secondo me la legge elettorale è chiara e il premio di maggioranza è stato correttamente assegnato a Marello, in quanto l’eccezione prevista dalla legge non si è verificata. La legge prevede, infatti, che il premio di maggioranza non viene assegnato nel caso una lista o gruppo di liste avversarie abbia conseguito più del 50% dei voti validi. Il gruppo di liste avversarie non ha superato tale maggioranza assoluta, a meno che non si considerino ‘voti validi’ i voti espressi al solo candidato Sindaco senza indicazione di alcuna preferenza di lista. Ma questi sono ‘voti validissimi’, perché nel voto in cui si esprime la preferenza al solo candidato Sindaco, automaticamente si indica la preferenza a tutte le liste che lo hanno scelto e che lo sostengono. Se invece si considerano i soli ‘voti validi di lista’ (che la legge non prevede) si possono verificare dei casi assurdi in cui, in presenza di poche preferenze alle liste e molte preferenze ai soli candidati Sindaci, si verrebbero a creare situazioni di ingovernabilità a causa di un pugno di voti. Per questo sono fiducioso che il TAR confermerà l’interpretazione corretta della Commissione elettorale.

Non posso che fare i migliori auguri al nuovo Sindaco, convinto che sarà un grande Sindaco della nostra città: buon lavoro, Maurizio!

Giu 20, 2009 - Politica albese    No Comments

Oggi Alba ha una grande occasione

Desidero rivolgermi ai miei concittadini albesi chiamati nei prossimi giorni a scegliere il nuovo Sindaco di Alba. Per noi è la grande occasione di avere un Sindaco giovane e dinamico, capace, che si occupa di politica per passione e non per interessi personali, che sa ascoltare e stare in mezzo alla gente, che conosce i problemi di Alba e ha buone idee per risolverli.

Una persona straordinaria che si chiama Maurizio Marello, che conosco da molti anni e che in questi ultimi mesi di campagna elettorale al suo fianco ho avuto modo di apprezzare per le sue grandi doti umane, di intelligenza, di leadership, equilibrio e determinazione nel concretizzare i buoni principi e le buone idee del suo programma di governo della città.

Un programma che parte da buoni principi: trasparenza, ascolto, partecipazione, correttezza, solidarietà, la sostanza prima dell’immagine, sobrietà. E che focalizza i problemi da affrontare e come risolverli: varare finalmente un buon Piano Regolatore per far crescere in modo ordinato la città e decongestionarla dal traffico con nuove strade e favorendo il trasporto urbano e le piste ciclabili, curare l’ambiente per il futuro potenziando la raccolta differenziata e le energie pulite, potenziare le istituzioni culturali e i centri sportivi aperti a tutti. Una città attenta ai bisogni delle persone più in difficoltà e alle famiglie con la costituzione di un Assessorato alla famiglia,  una città sicura e fiduciosa con maggior coordinamento con le forze dell’ordine, un maggiore controllo della spesa per evitare sprechi e indirizzare le risorse verso le opere fondamentali della città.

Durante la campagna elettorale ho potuto ascoltare alcuni discorsi di Maurizio nelle piazze della nostra città. Sono stati grandi discorsi, soprattutto quello sulla “forza straordinaria delle buone idee, che si fanno strada seguendo vie insospettate…” che mi hanno convinto che ha ragione Sergio Chiamparino, Sindaco di Torino, quando ha dichiarato che Marello è il nostro “Obama delle Langhe.

Al contrario i nostri avversari si sono distinti per discorsi di infimo livello, per le falsità propagandate a suon di costosi volantini, per gli attacchi volgari volti a demonizzare l’avversario puntando solo a suscitare la paura nei cittadini, senza proposte alternative.

La campagna elettorale di Maurizio Marello è stata una bella campagna elettorale, condotta in mezzo alla gente dei vari quartieri della città, in uno scambio di buone idee e propositi, in cui si è respirata la buona politica che parte dal basso, dal territorio, dai bisogni delle persone e rivolta al bene della comunità. Una straordinaria esperienza di buona politica che ha coinvolto tanta gente che non avrebbe mai immaginato di interessarsi di questi temi. Facciamo in modo che tutto quanto è stato seminato dia i suoi frutti in un rinnovato e più pulito governo della città. E’ una grande occasione, non lasciamocela sfuggire! Il sogno di molti può diventare realtà!


Per avere maggiori informazioni puoi contattarmi, oppure puoi consultare il sito www.mauriziomarello.it, dove troverai il programma, altre notizie e filmati interessanti, presenti anche sul canale www.youtube.com/user/mauriziomarello

 

Gen 1, 2009 - Politica nazionale    No Comments

2008 anno terribile per il centrosinistra

Il 2008 è stato un anno terribile per la politica del centro-sinistra italiano: si è aperto con la caduta del Governo Prodi, è proseguito con la vittoria trionfale di Berlusconi alle elezioni politiche, per chiudersi con le inchieste giudiziarie a diversi amministratori locali iscritti nelle file del Partito Democratico.

Come ho commentato in precedenti occasioni la vittoria del Cavaliere è maturata innanzitutto per demerito dei suoi avversari che si sono ‘suicidati’ politicamente e l’alternativa che si è tentato di ricostruire non è stata ritenuta credibile dalla maggior parte degli italiani nella cui memoria era ancora troppo fresca l’immagine dei frequenti litigi fra Mastella e Di Pietro o tra Diliberto e il suo Governo.

L’intreccio tra politica e affari, la cosiddetta ‘questione morale’, non è questione solo di oggi ma di sempre. Nel mondo della politica, dove si amministra denaro pubblico, per gli uomini politici le occasioni di arricchimento personale si sprecano. Pretendere denaro in cambio di favori, o cedere alle lusinghe dei potentati economici in cerca di permessi o fondi pubblici, sono purtroppo fenomeni di un malcostume politico da sempre diffuso e che neanche le inchieste di Mani Pulite (in tutti i modi ostacolate dai politici che hanno qualcosa da nascondere) sono riuscite ad estirpare.

I casi di esponenti del Partito Democratico indagati per reati di corruzione dimostrano che in ogni schieramento politico è necessaria una selezione più attenta della classe dirigente favorendo le persone di specchiata onestà e emarginando tutte le persone che si macchiano di fatti illeciti che rendono la politica una cosa ‘sporca’. Mi rendo conto che questo discorso può apparire troppo idealista ed ingenuo ma se non si affronta seriamente questo nodo non avremo mai dei buoni politici che fanno una buona politica. E se i reati di cui si sono macchiati certi uomini politici serviranno a ‘fare curriculum’ del politico perseguitato dai giudici, anziché ad allontanarlo dalla gestione del denaro pubblico, avremo sempre politici corrotti anche ai vertici delle istituzioni.

E’ necessaria tra i cittadini un maggiore senso di indignazione verso le illegalità commesse dai nostri uomini politici, e che l’onestà e la trasparenza tornino al ruolo di valori condivisi mentre oggi sembra che siano più apprezzati la furbizia e la scaltrezza di chi commette atti illeciti e poi riesce a farla franca utilizzando qualsiasi mezzo, anche leggi approvate apposta per raggiungere lo scopo.

Fuori uno.jpgParlavo di 2008 anno terribile per il centrosinistra italiano, perché per fortuna nel resto del mondo l’anno che si è appena chiuso verrà senz’altro ricordato per l’elezione di Barack Obama come presidente degli Stati Uniti. Democratico, primo presidente afro-americano, sembra finalmente chiudere una brutta epoca segnata dalle guerre e dalle maniere spicce da cow-boy del suo predecessore, per aprire un’epoca di multilateralismo, cioè di maggiore collaborazione tra le nazioni nel decidere le sorti del nostro mondo, con la diplomazia e la ricerca di dialogo di nuovo al centro della politica internazionale.

Spero che questo storico avvenimento sia di buon auspicio per l’anno che è appena iniziato (come nella spiritosa immagine qui riportata). A tutti noi, buon 2009!

Nov 22, 2008 - opinioni    No Comments

Consigli di lettura: Martini e Bianchi

Mi hanno particolarmente colpito alcune frasi del card. Carlo Maria Martini sul suo ultimo libro ‘Conversazioni notturne a Gerusalemme – Sul rischio della fede’ : ‘Non pensare in modo biblico ci rende limitati, ci impone dei paraocchi non consentendoci di cogliere l’ampiezza della visione di Dio’. Il pericolo nel quale si può incorrere (anche nella Chiesa) è quello di lasciarsi condizionare dalla «mentalità ristretta» dell’individualismo imperante, dalla paura del diverso e dall’indifferenza per i bisogni dell’altro, preoccupati soltanto di guardare a se stessi, fino a fare di se stessi un assoluto.
È necessario, dunque, formarsi alla scuola della Parola. Infatti, spiega Martini, «in tutta la Bibbia, Dio ama gli stranieri, aiuta i deboli, vuole che soccorriamo e serviamo in diversi modi tutti gli uomini»

Questo è solo uno dei molti spunti interessanti che il card. Carlo Maria Martini, come sempre profondo ed essenziale, ci propone in questo libro di cui consiglio la lettura. Per una presentazione più approfondita vi rimando all’articolo di Bartolomeo Sorge apparso sul numero di novembre di Aggiornamenti sociali (www.aggiornamentisociali.it).

Un altra lettura che consiglio è l’articolo apparso su LA STAMPA del 16 novembre (che riporto qui sotto) di Enzo Bianchi, priore della Comunità di Bose, che spiega in modo chiaro e illuminante quanta incoerenza c’è in molti personaggi politici che si dichiarano paladini delle radici cristiane della nostra cultura per poi proporre leggi e atteggiamenti discriminatori nei confonti degli ultimi, dei più poveri, di chi fa più fatica a vivere ed integrarsi nella nostra società. I frutti di buone radici cristiane sono l’attenzione e l’aiuto verso i fratelli bisognosi, non la loro criminalizzazione. Buona lettura

 

I frutti malati delle radici cristiane

Una lunga tradizione di accoglienza stride con l’attuale criminalizzazione del diverso

di ENZO BIANCHI

«Dai loro frutti li riconoscerete. Si raccoglie forse uva dalle spine, o fichi dai rovi?». A questa metafora contadina usata da Gesù mi capitava di tornare sovente nella recente stagione in cui appassionate discussioni ruotavano attorno all’inserimento o meno di un richiamo alle «radici cristiane» nella costituzione europea. Ero infatti perplesso di fronte a tanto zelo mostrato da paladini di recente arruolamento nelle file della cristianità, i quali però non apparivano altrettanto solerti nel cercare modalità per tradurre in comportamenti quotidiani, sia individuali che collettivi, la linfa che quelle radici avrebbero dovuto fornire all’albero della società civile europea.

Ora, che nel passato anche recente ci sia stata abbondanza di frutti, di segni visibili di una identità cristiana di tanti cittadini, associazioni e istituzioni italiane ed europee è un dato innegabile. Che si tratti di monumenti storici, di opere artistiche o di tesori letterari, di festività e calendari o di usi e consuetudini familiari, di orientamenti etici o di opzioni politiche, è tutto un patrimonio culturale che testimonia come il cristianesimo abbia saputo plasmare – anche nel confronto con la tradizione classica e, a volte in modo non sempre pacifico, con l’ebraismo, l’islam, la filosofia dei Lumi – il ricco e variegato mondo europeo nel quale oggi viviamo.

Secoli di presenza cristiana e di faticosa, sofferta dialettica con sistemi religiosi, istituzioni civili, pensieri filosofici, ideologie politiche diverse hanno sedimentato modi di pensare e di agire, sensibilità comuni, sentimenti condivisi. Ci sono addirittura figure di santi o brani evangelici che sono diventati paradigmatici anche per chi non condivide la fede cristiana: basterebbe pensare alle tante chiesette delle nostre campagne dedicate a san Martino – un santo «europeo» per le vicende della sua vita trascorsa tra Pannonia e Gallia – che dona il suo mantello a un mendicante. E chi non conosce la celebre scena del giudizio riportata dal Vangelo di Matteo, in cui viene chiesto conto a ciascuno di come si è comportato nei confronti di affamati e assetati, di stranieri, malati e carcerati, insomma degli ultimi identificati a Cristo stesso?

Il permanere di questo patrimonio di idee e di ideali che hanno saputo tradursi in azioni concrete e quotidiane, la solidità di queste «radici» che hanno alimentato piante rigogliose capaci di dare frutti mi paiono stridere tragicamente con sentimenti, ragionamenti, disposizioni amministrative o legislative che presentano un quadro palesemente in contrasto con un’identità cristiana proclamata verbalmente. Si assiste giorno dopo giorno a una progressiva criminalizzazione del diverso, dello straniero, del povero e del debole: impronte digitali prese a bambini di un’etnia minoritaria, classi speciali che ostacolano quell’integrazione che dicono di voler promuovere, schedatura di chi vive senza fissa dimora, allontanamento dei mendicanti dai luoghi dove la loro vista turberebbe chi non li degna nemmeno di uno sguardo, ronde private non necessariamente disarmate, introduzione del reato di «presenza» in Italia, messa in discussione della gratuità e universalità delle cure di pronto soccorso… Purtroppo l’elenco si allunga ogni giorno, e ogni nuova proposta discriminatoria suscita isolate reazioni, in particolare dal Pontificio Consiglio Iustitias et Pax, subito bollate di «buonismo» e viene poi digerita e assimilata, in attesa di un boccone ancor più amaro da trangugiare.

E intanto, grazie a questo clima, le cui dominanti non sono certo cristiane, un senzatetto viene arso vivo sulla panchina su cui dormiva, un nero viene picchiato e oltraggiato, un mendicante viene assalito e percosso, dei nomadi vengono inseguiti e cacciati… E l’odio, questo nefasto sentimento che sta accovacciato nel cuore dell’uomo e che un tempo assumeva connotazioni di classe focalizzandosi contro i ricchi, i potenti, gli oppressori, ora è rivolto verso quelli che sono semplicemente «altri» e che non si vogliono più vedere accanto a noi.

Ora, nessuno chiede che uno stato moderno trasponga le esigenze del vangelo in articoli di legge o in commi del codice civile, ma resta l’interrogativo di quali principi ispirino i comportamenti non solo dei singoli, ma delle istituzioni e dei corpi sociali. Quali valori troviamo oggi nel vissuto concreto e nella progettualità politica che possano essere ascritti alle «radici cristiane» di cui a ragione riteniamo di poterci gloriare? Quali frutti ha dato l’albero che per secoli abbiamo visto crescere e ramificare nutrito da quelle radici?

È miope la visione di chi crede di risolvere i problemi dandogli il nome di reato, è falsante l’opzione che trasforma il diverso in criminale, è distorta e controproducente l’identificazione dell’immigrato con l’invasore, del povero con il disturbatore della quiete, dell’emarginato con il sovversivo. No, abbiamo bisogno di un soprassalto di dignità umana prima ancora che cristiana, abbiamo urgente necessità di ritrovare in noi e attorno a noi il rispetto per la dignità di ogni essere umano, abbiamo un’esigenza vitale di riscoprire come il bisognoso è uno stimolo e non un intralcio a una società più giusta. Se continuiamo a confondere la sicurezza con l’esclusione di ogni diversità, se continuiamo a nutrire le nostre paure invece che ad affrontarle, se crediamo di poter uscire dalle difficoltà non assieme ma contro gli altri, in particolare i più deboli, ci prepariamo un futuro di cupa barbarie, ci incamminiamo in un vicolo cieco in cui l’uomo sarà sempre più lupo all’uomo.

Forse sta diventando tragicamente vera anche per noi la situazione icasticamente descritta dal famoso detto della sapienza indiana che sembra modellato sugli apoftegmi dei monaci del deserto: due lupi stanno lottando dentro ciascuno di noi e nella nostra società contemporanea, uno pieno di rabbia e rancore, di risentimento nei confronti del diverso, l’altro animato da compassione e amore intelligente. Anche questa volta preverrà il lupo che avremo saputo nutrire meglio nel nostro quotidiano.

 

 

Ago 11, 2008 - Politica nazionale    No Comments

Al potere per fare gli affari suoi


Non c’è stato bisogno di attendere molto tempo dalle elezioni che il Cavaliere è uscito allo scoperto e ha rivelato a tutti perché gli stava tanto a cuore il suo ritorno ai vertici dello Stato. Ora appare chiaro come il sole che la sua maggiore preoccupazione era bloccare i processi di cui è imputato per evitare che dibattimenti o sentenze imbarazzanti gettassero luce su suoi affari ‘poco chiari’, per usare un eufemismo. E allora l’affanno dei suoi onorevoli avvocati nella stesura di leggi ed emendamenti per bloccare intercettazioni telefoniche troppo compromettenti sulla compravendita di Senatori nella passata legislatura, o per bloccare i processi che procedono più spediti verso una sentenza che si preannuncia pesante, come sulla corruzione dell’avvocato Mills per falsa testimonianza in altri processi o la corruzione di Agostino Saccà (ex direttore della Rai e poi di Raifiction) per la “raccomandazione” di 5 attrici. Invece di chiarire pubblicamente i fatti davanti agli elettori e ai giudici nei Tribunali, preferisce aggirare il problema con leggi fatte su sua misura. E accusa i magistrati di perseguitarlo politicamente, innescando un pericoloso conflitto tra poteri dello Stato. Dapprima un emendamento al “decreto sicurezza” che oltre ai suoi processi in corso ne avrebbe sospesi altri 100.000 perché rientravano tra i reati meno gravi da non perseguire prioritariamente. Poi l’emendamento è diventato meno vincolante (la sospensione del processo a discrezione del giudice), quando con il Lodo Alfano, che blocca i processi pendenti per le quattro più alte cariche dello Stato, riesce a cavarsela dagli impicci.

D’altronde c’era da aspettarselo. Già nella legislatura dal 2001 al 2006 il governo Berlusconi si rese artefice di una serie di leggi “ad personam” fatte appositamente per risolvere i suoi problemi giudiziari. Ne elenco alcune delle tante: la depenalizzazione con tempi di prescrizione ristretti per il reato di falso in bilancio che lo rese non più perseguibile in diversi processi, la legge sulle rogatorie internazionali con cui si tentò di rendere inutilizzabili le pericolose prove dei passaggi di denaro dei conti in banche svizzere o in paradisi fiscali, l’opposizione (della sola Italia tra le nazioni europee) al mandato di cattura europeo per reati finanziari nel timore di dover rispondere per i reati di cui era indagato in Spagna, la Legge Cirami nel tentativo di spostare i processi in altri Tribunali facendoli ripartire dall’inizio, il Lodo Maccanico o Schifani che prevedeva l’immunità delle 5 più alte cariche dello Stato e che verrà annullato dalla Corte Costituzionale, la legge Cirielli per ridurre i tempi di prescrizione di certi reati finanziari, la legge per vietare il ricorso in appello per l’accusa che viene bocciata dalla Corte Costituzionale. Per non dimenticare i condoni fiscali, lo scudo fiscale che gli permette il rientro in Italia di capitali illegalmente esportati all’estero, la legge spalma debiti per le società di calcio indebitate come il suo Milan, la legge Gasparri e la legge sul conflitto di interessi per consolidare la posizione dominante di Mediaset nel panorama televisivo e l’assenza di incompatibilità con ruoli di potere politico, il decreto salva Rete4, gli aiuti di stato ai decoder venduti da suo fratello, e poi altre ancora.

Ma perché gli italiani gli hanno concesso la fiducia per altri 5 anni? A mio parere i motivi posso ricondursi a due: lo strapotere mediatico e la sfiducia nell’alternativa.

L’essere padrone di 3 reti a grande diffusione nazionale e l’avere diversi uomini fidati nella RAI  gli permette di bombardare quotidianamente noi italiani dai TG e altre trasmissioni con slogan elettorali studiati ad arte dal marketing pubblicitario o suscitando paura e insicurezza con fatti di cronaca nera enfatizzati soprattutto se i carnefici sono cittadini extracomunitari. Gli slogan sono efficaci ed entrano nel cervello anche quando sono cretinate senza fondamento. Diffondendo paure infondate o esagerate in particolare verso lo straniero fa presa sull’emotività della gente, a cui si presenta come l’uomo forte che ci libererà da questi pericoli.

Quando l’alternativa è un Governo che ogni giorno si presenta diviso e litigioso e i suoi esponenti usano i mass-media per mandare messaggi intimidatori agli altri alleati, anzichè presentare i buoni risultati di governo, il gioco del Cavaliere diventa facile. Il Governo Prodi ha fatto cose egregie, ad esempio sul fronte del risanamento del bilancio pubblico o sulle politiche del lavoro, ma i suoi esponenti hanno dato una pessima immagine. E nella società di oggi l’immagine conta più della sostanza.

La coraggiosa svolta di Veltroni per una coalizione di governo più unita nel Partito Democratico non ha mietuto i successi sperati nell’elettorato cosiddetto ‘moderato’. Tra le cause, oltre alla sciagurata alleanza coi radicali che ha allontanato parte del voto cattolico, anche un linguaggio che raggiunge le persone più colte e informate, ma non fa breccia sulla gente meno attrezzata criticamente a difendersi dal bombardamento televisivo.

Giu 16, 2008 - Politica albese    No Comments

Alba città degli orrori

Quella che segue è una lettera al direttore di Gazzetta d’Alba scritta con intento provocatorio, insieme ad un amico, sulle brutture artistiche che hanno invaso la nostra città… 

 

Egregio Direttore

Pensiamo che la nostra città di Alba, oltre a potersi fregiare del titolo di città medaglia d’oro alla Resistenza, città del tartufo e del vino, stia sempre più diventando città degli orrori, che spuntano come funghi.

L’elenco è lungo, ne ricordiamo alcuni:

ORRORE N.1 – PIAZZA DUOMO – Nella piazza storica più caratteristica sono spuntati 3 funghi verdi, delle specie di verande che ne deturpano la bellezza

ORRORE N.2 – Già sfrattato da Piazza Savona ora il “monumento” arrugginito alla Resistenza è stato relegato dietro al Duomo ma il suo posto più adatto secondo noi è nella discarica

ORRORE N.3 – CORSO EUROPA – Oggetto enorme non identificato di ferro arrugginito campeggia in una rotonda. Meglio rimuoverlo prima che induca i turisti a fuggire e susciti le ire dei cittadini che lo hanno pagato coi loro soldi…

ORRORE N.4 – SAN DOMENICO – Il bel San Domenico nonché monumento nazionale è deturpato da un’enorme croce rossa appesa che eclissa la splendida abside. A destra un enorme “quadro” allucinante e una donna di latta completano lo scempio perpetrato.

ORRORE N.5 – MADDALENA – Il restauro degli affreschi è stato accompagnato da inquietanti sparizioni: la Chiesa è stata spogliata dei banchi, delle tende di velluto rosso porpora, del Sacro Cuore e dei fregi di casa Savoia dal pavimento. Con la chiusura per lavori del Duomo che si protrae da anni, San Domenico galleria d’arte di cattivo gusto, San Giuseppe percorso archeologico, Santa Caterina Auditorium e la Maddalena museo sono 5 le chiese nel centro storico sottratte al culto degli albesi. Quando saranno restituite alla funzione per cui vennero edificate? Alle Messe della domenica pomeriggio in San Giovanni e San Damiano molti fedeli, anche anziani, sono costretti a stare in piedi.

89f2b990d7ba35768342770088f113fd.jpgORRORE N.6 – VIA BELLI – Da non credere ai nostri occhi: è stata aperta una nuova finestra su un antico affresco! (vedi foto) Chi ha dato il permesso per un simile scempio?

ORRORE N.7 – VIA ROMA – Sotto i portici in Via Roma  incontri ravvicinati del terzo tipo (con gli extraterrestri). Le lampade appese sembrano navicelle spaziali tratte da un film di fantascienza.

ORRORE N.8 – PIAZZA SAN GIOVANNI – Trasformata in piazza del mercato del sabato è stata arredata da panchine spaziali tondeggianti in ferro che d’estate diventano roventi: provate a sedervi!

ORRORE N.9 – PIAZZA MEDFORD – Altro pezzo di ferro arrugginito non identificato (ma le hanno rifilate tutte a noi queste patacche?)

ORRORE N.10 – PIAZZA MONS. GRASSI – Il monumento al lanciatore di peso nella rotonda dovrebbe rappresentare il campione di pallone elastico Augusto Manzo. A detta chi lo conobbe non gli somiglia per niente e in mezzo al traffico non sta proprio bene

ORRORE N.11 – VIA EINAUDI – Altro tentativo fallito di sfruttare uno spazio tra il traffico cittadino è una ruota dentata con uomini dentro che girano. Ma chi saranno?

Siamo veramente disgustati da questi obbrobri contro il buon gusto, un vero pugno nello stomaco. Ai suoi numerosi lettori sottoponiamo una domanda: che fine ha fatto il gusto per il bello e l’arte nella nostra città? ‘Il bello è lo splendore del Vero’ come diceva Platone, è aforisma superato?.  La bellezza salverà il mondo’ scriveva Dostojevski. Se non lo salverà, che sia almeno un po’ migliore!  

Lettera firmata

 

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