Ott 10, 2010 - Politica nazionale    No Comments

Un’inquietante escalation di regime mediatico

In questi giorni si sta delineando con maggiore evidenza un’escalation di quello che oso denominare “regime mediatico” con cui il nostro Presidente del Consiglio intende impadronirsi sempre più del nostro Paese.

Nel corso degli anni ci siamo già abituati alle periodiche epurazioni (o tentate epurazioni) di giornalisti televisivi ritenuti “scomodi” dal manovratore. Il caso più eclatante è stato Enzo Biagi, uno dei più grandi giornalisti italiani, che si era vista cancellata dalla fascia oraria di massimo ascolto una trasmissione televisiva di grande successo in cui aveva osato lasciare spazio ad opinioni non gradite al padrone. Si è voluto colpire il più grande per dare un esempio agli altri ed intimidirli. Altro caso è Michele Santoro, che solo dopo una sentenza della magistratura ha dovuto essere reintegrato nel suo posto di lavoro in RAI a condurre le sue trasmissioni televisive, ancora oggi continuamente osteggiate e oggetto di cause giudiziarie per iniziativa del nostro capo del Governo. Sulle reti Mediaset, c’è stato il caso di Enrico Mentana, primo direttore del TG5 e conduttore di “Matrix” che non si è lasciato addomesticare dal padrone delle reti e si è visto costretto a lasciare (oggi direttore del TG LA7 molto libero e apprezzato).

E che dire dell’allontanamento del bravo Gianni Riotta dal TG1, il telegiornale più seguito dagli spettatori, per lasciare spazio all’asservito Augusto Minzolini? Senz’altro è la manovra di Governo di maggior successo, che assicura a Berlusconi uno strumento di controllo dell’informazione e di propaganda molto capillare, considerando che in Italia circa il 70% dei cittadini è informato degli avvenimenti solo attraverso la televisione.  Sulla carta stampata occorre ricordare Ferruccio De Bortoli, a suo tempo allontanato dalla direzione del Corriere della sera per alcuni articoli di fondo troppo critici col Governo. L’elenco potrebbe continuare con Daniele Luttazzi, Sabina Guzzanti, Paolo Rossi e altri ancora.

Ma non contento di questi risultati, chi ci comanda ha voluto dare un giro di vite alla libertà di informazione e di ulteriore intimidazione verso tutti quanto osano dissentire. La nuova macchina da guerra è l’infangamento mediatico di chi osa criticare il Governo. Questo moderno “manganello mediatico” consiste nello sbattere insistentemente in prima pagina sui giornali di famiglia e simpatizzanti i presunti scheletri nell’armadio dei personaggi che hanno osato dissentire dal padrone. Le ultime vittime note sono Emma Marcegaglia  e Gianfranco Fini, tirati in ballo per le indagini in cui è coinvolto il fratello del presidente di Confindustria e per presunte irregolarità nei passaggi di proprietà di un minialloggio a Montecarlo affittato al cognato del Presidente della Camera. Tra i casi precedenti è doveroso citare l’ex-direttore di Avvenire Dino Boffo, (da cui è stato coniato il “metodo Boffo” per indicare questo tipo di trattamento), costretto alle dimissioni per presunte accuse di molestie alla moglie di un uomo con cui intratteneva una relazione omosessuale, rivelatesi in seguito infondate.

Dunque i mass-media, di cui il nostro Presidente del Consiglio dispone direttamente (reti Mediaset, “Il giornale”, “Panorama” e altre testate) o indirettamente attraverso la politica (reti RAI), con una concentrazione di potere unica al mondo per mancanza di una seria normativa sul conflitto d’interessi, oltre ad essere utilizzate per propaganda di Governo e “arma di distrazione di massa” (si parla di tutto per tacere sui problemi dell’Italia o sulle numerose vicende giudiziarie del Premier) sono diventati il manganello del nuovo regime mediatico.

Tutto questo può avvenire per la mancanza di una alternativa di Governo ritenuta credibile dalla maggioranza degli italiani per la debolezza e le divisioni che attraversano le forze politiche all’opposizione. Per fermare questa pericolosa deriva è urgente superare le divisioni dei personalismi e delle distinzioni senza compromessi, per lavorare su un’intesa comune che unisca diverse forze che trovino un ampio consenso tra i cittadini che non ne possono più di questo andazzo.

Se questa escalation di regime proseguirà, questo blog dovrà chiudere o sarà citato in giudizio. Per questo vi chiedo in anticipo la vostra solidarietà. Grazie.

Un’inquietante escalation di regime mediaticoultima modifica: 2010-10-10T18:25:00+02:00da lucianorosso
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