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Ago 11, 2008 - Politica nazionale    No Comments

Al potere per fare gli affari suoi


Non c’è stato bisogno di attendere molto tempo dalle elezioni che il Cavaliere è uscito allo scoperto e ha rivelato a tutti perché gli stava tanto a cuore il suo ritorno ai vertici dello Stato. Ora appare chiaro come il sole che la sua maggiore preoccupazione era bloccare i processi di cui è imputato per evitare che dibattimenti o sentenze imbarazzanti gettassero luce su suoi affari ‘poco chiari’, per usare un eufemismo. E allora l’affanno dei suoi onorevoli avvocati nella stesura di leggi ed emendamenti per bloccare intercettazioni telefoniche troppo compromettenti sulla compravendita di Senatori nella passata legislatura, o per bloccare i processi che procedono più spediti verso una sentenza che si preannuncia pesante, come sulla corruzione dell’avvocato Mills per falsa testimonianza in altri processi o la corruzione di Agostino Saccà (ex direttore della Rai e poi di Raifiction) per la “raccomandazione” di 5 attrici. Invece di chiarire pubblicamente i fatti davanti agli elettori e ai giudici nei Tribunali, preferisce aggirare il problema con leggi fatte su sua misura. E accusa i magistrati di perseguitarlo politicamente, innescando un pericoloso conflitto tra poteri dello Stato. Dapprima un emendamento al “decreto sicurezza” che oltre ai suoi processi in corso ne avrebbe sospesi altri 100.000 perché rientravano tra i reati meno gravi da non perseguire prioritariamente. Poi l’emendamento è diventato meno vincolante (la sospensione del processo a discrezione del giudice), quando con il Lodo Alfano, che blocca i processi pendenti per le quattro più alte cariche dello Stato, riesce a cavarsela dagli impicci.

D’altronde c’era da aspettarselo. Già nella legislatura dal 2001 al 2006 il governo Berlusconi si rese artefice di una serie di leggi “ad personam” fatte appositamente per risolvere i suoi problemi giudiziari. Ne elenco alcune delle tante: la depenalizzazione con tempi di prescrizione ristretti per il reato di falso in bilancio che lo rese non più perseguibile in diversi processi, la legge sulle rogatorie internazionali con cui si tentò di rendere inutilizzabili le pericolose prove dei passaggi di denaro dei conti in banche svizzere o in paradisi fiscali, l’opposizione (della sola Italia tra le nazioni europee) al mandato di cattura europeo per reati finanziari nel timore di dover rispondere per i reati di cui era indagato in Spagna, la Legge Cirami nel tentativo di spostare i processi in altri Tribunali facendoli ripartire dall’inizio, il Lodo Maccanico o Schifani che prevedeva l’immunità delle 5 più alte cariche dello Stato e che verrà annullato dalla Corte Costituzionale, la legge Cirielli per ridurre i tempi di prescrizione di certi reati finanziari, la legge per vietare il ricorso in appello per l’accusa che viene bocciata dalla Corte Costituzionale. Per non dimenticare i condoni fiscali, lo scudo fiscale che gli permette il rientro in Italia di capitali illegalmente esportati all’estero, la legge spalma debiti per le società di calcio indebitate come il suo Milan, la legge Gasparri e la legge sul conflitto di interessi per consolidare la posizione dominante di Mediaset nel panorama televisivo e l’assenza di incompatibilità con ruoli di potere politico, il decreto salva Rete4, gli aiuti di stato ai decoder venduti da suo fratello, e poi altre ancora.

Ma perché gli italiani gli hanno concesso la fiducia per altri 5 anni? A mio parere i motivi posso ricondursi a due: lo strapotere mediatico e la sfiducia nell’alternativa.

L’essere padrone di 3 reti a grande diffusione nazionale e l’avere diversi uomini fidati nella RAI  gli permette di bombardare quotidianamente noi italiani dai TG e altre trasmissioni con slogan elettorali studiati ad arte dal marketing pubblicitario o suscitando paura e insicurezza con fatti di cronaca nera enfatizzati soprattutto se i carnefici sono cittadini extracomunitari. Gli slogan sono efficaci ed entrano nel cervello anche quando sono cretinate senza fondamento. Diffondendo paure infondate o esagerate in particolare verso lo straniero fa presa sull’emotività della gente, a cui si presenta come l’uomo forte che ci libererà da questi pericoli.

Quando l’alternativa è un Governo che ogni giorno si presenta diviso e litigioso e i suoi esponenti usano i mass-media per mandare messaggi intimidatori agli altri alleati, anzichè presentare i buoni risultati di governo, il gioco del Cavaliere diventa facile. Il Governo Prodi ha fatto cose egregie, ad esempio sul fronte del risanamento del bilancio pubblico o sulle politiche del lavoro, ma i suoi esponenti hanno dato una pessima immagine. E nella società di oggi l’immagine conta più della sostanza.

La coraggiosa svolta di Veltroni per una coalizione di governo più unita nel Partito Democratico non ha mietuto i successi sperati nell’elettorato cosiddetto ‘moderato’. Tra le cause, oltre alla sciagurata alleanza coi radicali che ha allontanato parte del voto cattolico, anche un linguaggio che raggiunge le persone più colte e informate, ma non fa breccia sulla gente meno attrezzata criticamente a difendersi dal bombardamento televisivo.

Mar 25, 2008 - Politica nazionale    No Comments

Davvero si può fare!

Siamo entrati in campagna elettorale e i toni sono sempre gli stessi: dure critiche agli avversari fino allo sfottìo, strumentalizzazione di ogni avvenimento di attualità, propaganda fatta di slogan senza fondamento ripetuti fino alla noia.

L’unico che si distingue in questo ‘pollaio elettorale’ mi sembra Walter Veltroni, che cerca di parlare innanzitutto del suo programma elettorale di ammodernamento del Paese. Scelta coraggiosa la sua e del Partito Democratico di ‘correre da soli’, prendendo le distanze dagli ex-alleati del Governo Prodi che hanno causato continui litigi e paralisi decisionali, anche se sono stati i risentimenti personali di Mastella a farlo cadere.

Veltroni ammette i problemi del Governo Prodi ma ne riconosce gli indubbi meriti: il risanamento dei conti pubblici disastrati dal precedente Governo Berlusconi, che tutta l’Europa ci riconosce, grazie anche a maggiori entrate derivanti dalla positiva lotta all’evasione fiscale e l’inizio di un processo di redistribuzione che è partito dalle categorie più in difficoltà (pensionati e lavoratori dipendenti con i redditi più bassi).

La scelta di Walter ha sconvolto il panorama degli schieramenti politici ed è coraggiosa perché ha rinunciato ai voti di potenziali alleati per formare una coalizione con idee più chiare e nette. Inoltre ha portato una ventata di novità e moralità nelle scelte dei candidati: stop ai vecchi politici e a coloro che hanno pendenze giudiziarie, largo alle donne (42% dei candidati) e ai giovani (30% dei candidati hanno meno di 40 anni). Una bella differenza rispetto a chi candida più o meno sempre le stesse facce da 15 anni, a chi accoglie tra le sue fila coloro che non hanno potuto candidarsi nel PD come De Mita, o chi ha manifestato idee fasciste ma è un importante editore come Ciarrapico,  o un condannato per favoreggiamento mafioso come Totò Cuffaro, che per questo motivo è stato costretto a dimettersi da Presidente della Regione Sicilia.

Il programma del Partito Democratico punta ad una modernizzazione del Paese con più investimenti in ricerca e infrastrutture, una graduale diminuzione delle imposte e un maggiore controllo della spesa pubblica, un’attenzione particolare ai lavoratori precari (compenso minimo legale di 1000 euro netti mensili), alle famiglie e a chi percepisce bassi redditi, una politica per la casa, la sicurezza, il funzionamento della giustizia e della scuola (per il programma dettagliato vai su http://www.partitodemocratico.it/gw/producer/dettaglio.aspx?id_doc=45296).

L’unico errore che riconosco al Partito Democratico è di avere portato a bordo gli ex-radicali (anche se a Pannella è stato impedito di ricandidarsi), che crea consistenti dubbi tra gli elettori cristiani sulla rappresentanza dei loro valori.

Diamoci da fare in queste ultime tre settimane di campagna elettorale perché si realizzi questa grande scommessa per un’Italia più moderna, più giusta e per una politica più seria e orientata al bene di tutti e non ai privilegi di pochi. Davvero crediamoci: sì, si può fare
Gen 27, 2008 - Politica nazionale    No Comments

Una crisi per futili motivi

L’augurio che feci nel bilancio di fine anno purtroppo non si è avverato, piuttosto il suo contrario: il Governo Prodi è caduto e nel peggiore dei modi, cioè per motivi futili.

Il protagonista della caduta non è stato Lamberto Dini come si temeva (anche se alla causa si è prodigato dando un sostanziale contributo), ma Clemente Mastella, ex-Ministro della Giustizia, che con la moglie, Presidente del Consiglio Regionale della Campania, è sotto inchiesta giudiziaria per appalti truccati e nomine pilotate. In un primo tempo Mastella ha dato le dimissioni da Ministro, assicurando però col suo partito un appoggio esterno al Governo, per poi cambiare idea e decidere di non appoggiarlo più poichè i suoi membri non gli avevano dimostrato abbastanza solidarietà per i suoi guai giudiziari.

Quindi il Governo cade a causa di vicende personali e sentimentali di un suo Ministro, o meglio, a causa dei risentimenti personali di chi vuole essere a tutti i costi una primadonna nel panorama politico italiano.

Non eravamo mai caduti così in basso. Anziché il bene del Paese e dei suoi cittadini, quello che conta sono le vicende e i risentimenti personali.

Questi almeno sono gli argomenti di copertura della vicenda. Il sospetto di molti è che Mastella e il suo partitino vogliano andare subito alle urne perché si stavano compiendo importanti passi verso una riforma elettorale che avrebbe obbligato i piccoli partiti ad aggregarsi con altri, pena la loro estinzione a causa di una soglia di sbarramento. Questo sarebbe stato un traguardo importante verso una maggiore governabilità dell’Italia, sempre sotto il ricatto di piccoli partiti che decidono, come in questo frangente, le sorti di un intero Governo. La sostanza della vicenda non cambia: quello che conta sono le sorti del proprio partitino, del bene del Paese chi se ne frega!

In ogni caso con la caduta del Governo Prodi è finita l’esperienza dell’Unione come aggregazione di forze politiche contro Berlusconi. Si è riusciti per 2 anni a tenere lontano dalle leve del potere quest’uomo anche questa volta senza riuscire ad approvare una legge sul conflitto di interessi, per rendere incompatibile potere politico e potere economico come avviene in ogni nazione civile, e la riforma del sistema radiotelevisivo per dare più spazio a voci diverse che oggi non ce l’hanno.

Nel progetto dell’Unione si è dato spazio a forze troppo diverse tra loro e con un programma troppo vago e dalle diverse interpretazioni. Ora si riapriranno i giochi all’interno delle due coalizioni.

La crisi che si è aperta è una ‘crisi al buio’. Sarà il Presidente Napolitano che dovrà valutare se sciogliere le Camere e mandarci ad elezioni anticipate, o tentare un Governo provvisorio per riformare questa sciagurata legge elettorale, che favorisce la frammentazione e toglie al cittadino la scelta dei propri rappresentanti, e magari accompagnata da qualche riforma costituzionale per ridurre il numero dei parlamentari e assegnare più poteri al Presidente del Consiglio.

Con questa crisi Berlusconi ha già vinto: la legge elettorale voluta e votata dalla sua coalizione non ha permesso agli avversari di governare 5 anni.
Dic 31, 2007 - Politica nazionale    No Comments

Bilancio politico di fine anno

Fine anno: tempo di bilanci. Dopo l’ennesima ‘suspence’ delle 4 fiducie al Senato sono state approvate la Legge Finanziaria 2008 e la legge sul Welfare. Possiamo tirare un sospiro di sollievo per la temporanea tenuta del Governo.

Ma il centro-sinistra sta ripercorrendo gli stessi errori di 10 anni fa: sforna delle buone leggi, come quella sul welfare che segna diversi miglioramenti per le persone più disagiate, ma anziché venderle bene continua a sfiancarsi al suo interno, mettendo in piazza un dibattito che dovrebbe tenersi a porte chiuse. E questo non fa che perdere consensi.

Poi si naviga troppo a vista: il voluminoso programma elettorale si è dimostrato troppo vago e oscuro nella traduzione concreta, rendendo necessari continui cambiamenti di rotta, senza obiettivi a lungo termine. Per continuare con un’immagine nautica: chi vorrebbe un comandante che deve cambiare continuamente rotta e che passa la maggior parte del tempo a mediare tra i suoi vice che litigano in continuazione fra loro? Verrebbe la nostalgia del vecchio comandante che sembrava aver chiara la rotta da seguire e che sembrava dominare meglio i suoi alleati!

Già, il vecchio comandante… Con la pubblicazione delle telefonate che intercorrevano tra Berlusconi quando era Presidente del Consiglio ed alcuni dirigenti RAI che in realtà lavoravano per la concorrenza, è risultato lampante un caso di abnorme conflitto di interessi, situazione in cui Mediaset ha goduto di indubbi vantaggi ed aumentato i suoi profitti a scapito del servizio pubblico.

Quest’uomo è incompatibile con una posizione di potere.

Un’altra grave nefandezza che è venuta alla luce è il tentativo del Cavaliere di ‘acquistare’ Senatori della Repubblica per mandare in crisi il Governo Prodi, come in una campagna acquisti di giocatori per il suo Milan. Quest’uomo è indegno di una posizione di potere, anche per il modo poco limpido con cui si è arricchito, e le leggi costruite su misura per toglierlo dai guai giudiziari.

La nascita del Partito Democratico ha seminato scompiglio anche nel centro-destra con la definitiva fine della Casa delle Libertà e la nascita in quattro e quattr’otto di un nuovo partito di cui è padrone Berlusconi. E i suoi ex-alleati ne prendono le distanze con dichiarazioni durissime.

Quest’uomo è inadatto a fare politica, è abituato a comandare aziende senza discussioni e compromessi, attorniato da cortigiani sempre d’accordo col padrone. E’ più adatto a fare il dittatore.

Cosa possiamo augurarci per l’anno che verrà? Un centro-sinistra meno litigioso e più coeso che riesca a portare in porto provvedimenti importanti e li sappia presentare bene al Paese. Che Lamberto Dini rientri nei ranghi e si dimostri più ragionevole. E che nel centro-destra tramonti definitivamente il berlusconismo e la prospettiva di una sua dittatura, per una politica più seria e con meno slogans. Buon anno a tutti!

Ott 22, 2007 - Politica nazionale    1 Comment

Grandi attese intorno al Partito Democratico

Con le elezioni primarie del 14 ottobre è nato il Partito Democratico. Si temeva una mera fusione tra gli apparati dei partiti DS e Margherita, un’operazione calata dall’alto dai vertici romani. E invece, l’affluenza di più di 3 milioni di cittadini ai seggi di tutta Italia lascia sperare in un’operazione appoggiata dalla base degli elettori.

Adesso attorno al nuovo Partito Democratico ci sono grosse attese che non devono andare deluse. C’è attesa di maggiore unità nell’Unione, in questa maggioranza che è chiamata a sostenere il Governo del Paese, ma che sta ripetendo lo stesso errore di 10 anni fa, cioè di mettere in piazza le diverse posizioni di partito anziché impegnarsi a risolverle in privato, dando un’immagine di litigiosità quotidiana insopportabile.

C’è attesa di risposte ai problemi del Paese più che di battute ad effetto da cabarettisti da parte dei nostri uomini politici. Meno ricerca di immagine, di apparire sui mass-media e più risolutezza.

Ma questa grossa e inaspettata affluenza alle primarie, secondo me, sottende una grande attesa di partecipare, di poter dire la propria in un panorama politico dove le decisioni vengono troppo calate dall’alto dei vertici romani, senza un’adeguata consultazione della base.

E allora il nuovo partito che sta nascendo è chiamato a favorire in ogni modo la partecipazione dal basso, dalla base dei circoli o sezioni che si andranno a formare, dagli organi periferici che non devono solo essere considerati luoghi per arruolare volontari utili idioti per le campagne elettorali.

Occorre individuare nuove forme di partecipazione, soprattutto nelle decisioni importanti, attraverso consultazioni periodiche della base, anche avvalendosi dei nuovi strumenti offerti dalla tecnologia (Internet in particolare).

Occorre, inoltre, fare attenzione che il nuovo partito che nasce su base federale non diventi un partito torinocentrico, dove le decisioni vengono prese dai vertici del capoluogo e dove le periferie non contano nulla.

Auguriamoci che queste attese del popolo delle primarie non vengano deluse.

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